La Storia Completa di AnniVerdi

VIA FIORITA, UN PO’ DELLA MIA STORIA

A dimostrazione del fatto che AnniVerdi sarebbe stata una realtà molto dinamica e poliedrica, dopo la mostra di pittura con le opere di Curoso e Freguglia, pensai ad un libro, quindi ad un’escursione nel mondo editoriale con la pubblicazione di tre raccolte di poesie in un unico volumetto intitolato “Via Fiorita”. Oltre ai miei scritti conparvero quelli di Italo Franzoi e di Laura Martini, il primo, l’amico di sempre, la seconda, all’epoca mia moglie. E poi chiamai a raccolta altri ragazzi di AnniVerdi, come Paolo Pandini, ancora Roberto Curoso, Henry Marzolla per le immagini interne. E poi uno di Via Fiorita come me, la via nella quale sono nato in quel di Candelo (Biella), Gabriele Barbirato, per lo studio della copertina. E anche Simona Perardi, perchè serviva il volto di una bella ragazza. E così, mettendo insieme tutti questi ingredienti, nacque la prima pubblicazione di AnniVerdi (aprile 1979). Certo, a guardare ora quel libro, in tempi di tecnologie e soluzioni fotografiche ad altissima definizione, balzano agli occhi imperfezioni e difetti. Ma quando venne pubblicato quel volumetto se ne parlò parecchio, soprattutto per la sua originalità. Tre autori in un solo testo e poi i dipinti, le immagini…. insomma un assaggio di ciò che nei miei pensieri doveva essere AnniVerdi. Ma poichè, come ho già detto, venivo dalla musica, come avrei potuto ignorarla troppo a lungo?

IL MISTERO DI CASSANDRA

Ancora a ridosso delle festività natalizie del 1979 Anniverdi, ad un anno esatto dalla mostra dei pittori Roberto Curoso e Marinella Freguglia, ripropone un allestimento di dipinti. Ne è protagonista una giovanissima pittrice che vuole però rimanere anonima ed espone le proprie opere con lo pseudonimo di Cassandra. Di lei non si saprà mai nulla, se non qualche pettegolezzo che non trova conferme nè smentite. Cassandra, la cui mostra suscita curiosità ed interesse soprattutto per l’insolita formula che di fatto vede l’artista rimanere volutamente dietro alle quinte, si dice fosse una giovanissima italo-americana che per poco diede seguito alla sua arte, prima di essere travolta da vicende umane, principalmente legate al suo stato di salute e di indigenza, che l’avrebbero condotta ad una progressiva forma di degrado fisico e mentale. In occasione di quella mostra, accanto alle opere di Cassandra, comparvero anche le fotografie di due giovanissimi fotografi: Henry Marzolla, già esponente di AnniVerdi sin dalla pubblicazione di “Via Fiorita” e Ruben Bena, che in quella circostanza avviò la propria attività di fotografo che lo avrebbe visto lavorare per conto di testate giornalistiche sino ad aprire un proprio studiio. Ruben morì prematuramente e repentinamente, nel periodo migliore della sua attività.

L’OMAGGIO A MARIANO RUGO

Questo è un lavoro di cui andai veramente fiero. Negli ultimi giorni del 1979 AnniVerdi pubblicò un volumetto intitolato “Liriche di una vita”, una raccolta di poesie inedite del poeta triestino Mariano Rugo. In copertina si legge “A cura di Giorgio Pezzana e di Maria Rosa Rugo”. Un libro dedicato. Un libro postumo. Che suscitò interesse e commozione. Ma occorre narrare come ci arrivai a questa produzione ed in quali contesti si sviluppò. Una mattina dell’estate del 1979 il direttore de “il Biellese”, Oscar Lacchio, mi convocò nel suo ufficio (avevo iniziato la mia attività giornalistica da quasi un paio di anni) e mi narrò, a grandi linee. la storia di Mariano Rugo, inviandomi dalla vedova, signora Maria Rosa, che avrebbe voluto fare pubblicare al giornale un ricordo del marito. Un’ora dopo mi ritrovai all’ultimo piano di una vecchia palazzina in città e quando suonai il campanello venne ad aprirmi una donnetta ripiegata su sè stessa, con uno scialle sulle spalle, reggendosi ad un bastone. Mi fece entrare, accomodare in cucina ove mi preparò un caffè. Poi iniziò a raccontare di un uomo, suo marito, venuto dalla provincia di Trieste a Biella per ragioni di lavoro, nell’immediato dopoguerra. L’uomo, appunto Mariano Rugo, era un amministrativo aziendale, ma era anche un poeta. Anzi, uno straordinario poeta, che avrebbe pubblicato con diversi editori una decina di libri, alcuni dei quali con versi in dialetto triestino. Una stuentessa triestina discusse la sua tesi di laurea con le poesie dialettali di Rugo e svariate testate letterarie italiane pubblicarono i suoi scritti. L’anziana donna raccontava queste cose con lo sguardo lontano, a cercare chissà cosa, fumando lentamente una sigaretta, immersa nella sua tristezza. Tutto pareva funzionare nel ménage di quella coppia. Ma un brutto giorno di pochi anni prima, Mariano Rugo, ormai ottantenne, uscì per la sua solita passeggiata tra il verde che circonda una vicina chiesetta. Passarono le ore, venne sera e lui non fece ritorno. La moglie, comprensibilmente preoccupata, avvisò una vicina di casa il cui figlio uscì ponendosi alla ricerca dell’anziano poeta, che ritrovò poco dopo, riverso a terra al bordo di quella strada sterrata che amava percorrere ogni giorno. Si era suicidato con una lama, senza lasciare nulla che potesse giustificare quel gesto. Ad un certo punto l’anziana donna, asciugandosi gli occhi fattisi colmi di lacrime, mi chiese di seguirla in quell’angusto appartamento, aprì una porta al di là della quale comparve un salottino completamente invaso da libri, fogli dattiloscritti e scritture a mano che invadevano ogni angolo tra i pochi e vecchi mobili che arredavano il locale. Era lo studio del poeta. E su di una sedia ed anche un po’ a terra, vi erano decine di quaderni e centinaia di fogli di una carta sottile, sparsi e con poesie scritte a macchina con un inchiostro blu. Quelli erano tutti gli inediti che Mariano Rugo (le cui opere continuavano ad uscire mensilmente su di una rivista letteraria stampata a Bari) aveva lasciato. Capii ben presto che un articolo sul giornale non avrebbe reso onore alla memoria di quest’uomo e proposi alla moglie di recuperare almeno una parte di quegli inediti per farne una pubblicazione. Un lavoro ciclopico. Un lavoro che percepii di prestigio per il marchio di AnniVerdi, ma che soprattutto avrebbe regalato alla signora Maria Rosa un’ultima gioia. Fu un lavoro intenso, che approdò alla realizzazione della pubblicazione e alla successiva presentazione del prezioso volumetto in occasione di una serata che vide la partecipazione di una folla di amici, conoscenti, appassionati, uomini di cultura. Una grande festa con in prima fila, con il suo abito migliore, Maria Rosa Rugo, tremante d’emozione. Seguirono parecchie recensioni e un giorno la vedova del poeta volle donarmi, come nelle fiabe, una piccola moneta d’oro come segno della sua riconoscenza. Me la mise inmano e mi chiuse la mano a pugno. Fu l’ultima volta che la vidi.

“SE FOSSI PANE”: ANNIVERDI E IL PIME

Nel novembre del 1980, l’Associazione Artistica Anniverdi viene coinvolta nella realizzazione del libro “Se fossi pane”, un progetto promosso dal Gruppo “Amici dei Lebbrosi – Raoul Follereau” per una campagna di sensibilizzazione contro la fame nel mondo. Il progetto riguarda le scuole elementari. Ai bimbi viene richiesta una riflessione, corredata da disegni che abbiamo quale obiettivo quello di suggerire ai “grandi” che fare per tentare di alleviare, almeno in minima parte, la tragedia umana della povertà. Vengo chiamato a far parte della giuria che dovrà selezionare i lavori migliori che saranno poi premiati e pubblicati. Un lavoro piuttosto complesso visto il gran numero di partecipazioni, ma mi lascio coinvolgere dall’entusiasmo e dal grande slancio dell’amica Olmina Piantino, responsabile biellese del Gruppo “Amici dei Lebbrosi”, Nella seconda metà del mese di marzo del 1981 il libro è pronto ed avviene la presentazione ufficiale. Ne sono il curatore ed a condurre la serata con tanti binbi e tanta conmozione è l’attore Carlo Serra. Il libro è edito da Anniverdi e dal Pime (Pontifice Opere per le Missioni Estere), avrà una diffusione nazionale ed i proventi della vendita saranno tutti destinati ad iniziative di solidarietà nei Paesi africani afflitti dalla fame. Il titolo, “Se fossi pane”, è stato tratto da un pensierino di una bimba, Milena Tancini, vincitrice del concorso.

“GIGHEL” CHE VUOL DIRE….

In vista delle festività natalizie del 1980 uscì con il marchio di AnniVerdi una cosa strana. Un libretto di poesie della giovanissimo Simona Ferrero, intitolato “Gighel”. Lo scopo voleva essere quello di dare una nota gioiosa e colorata alle nostre attività dopo i progetti impegnativi legati alla pubblicazione del libro di poesie inedite di Mariano Rugo ed alla partecipazione di AnniVerdi al progetto del Gruppo “Amici dei Lebbrosi” e del Pime culminato con la pubblicazione di “Se fossi pane”. Pensai in quella circostanza di mettere insieme un po’ di ingredienti che avrebbero dovuto suscitare curiosità e attenzione. Il primo era Simona Ferrero, una bella ragazza bionda con gli occhi chiari. Decisi di investire praticamente l’intera operazione su quel volto. E poi, il titolo della raccolta di poesie, una parola curiosa, ma senza significato. O meglio, con un significato tutto da scoprire leggendo ciò che stava scritto sulla copertina di quel quadernetto. Già, un quadernetto, perchè l’altra idea abbinata a questo progetto era quella di avviare una collana intitolata “AnniVerdi – Teen Agers. I quaderni dell’adolescenza”, contando anche sul fatto che in AnniVerdi stavano arrivando altri giovani e quindi sarebbe stato interessante pensare ad uno spazio tutto per loro. Ma torniamo a “Gighel”. In copertina, feci scrivere a mano da Simona quanto segue: “Cosa vuol dire Gighel? E’ una parola nuova ed universale che tutti i ragazzi della mia età dovranno imparare molto presto. Vuol dire viviamo la nostra età senza voler correre nel tempo. E saremo più felici”. (Diciamoci la verità, una celentanata, ma ci vorrà qualche anno prima di riuscire a staccarsi dal vate “ispiratore”). In controcopertina troneggiava invece il primissimo piano di Simona, giocato proprio sulla bellezza del suo viso. L’introduzione del libro l’avevo affidata all’attore Carlo Serra ed i testi delle poesie si alternavano alle immagini di Paolo Pandini, Henry Marzolla e Gabriele Barbirato. Nelle vetrine delle librerie doveva comparire la facciata A della copertina, qualla con il titolo, ma alternata alla facciata B, cioè quella con il viso dell’autrice. In realtà l’operazione non portò grossi risultati. Simona dopo quell’esperienza uscì di scena, poco dopo si sposò e fece la mamma a tempo pieno.

IL TEMPO DELLE CONFERENZE

Da qualche tempo aveva preso a frequentare AnniVerdi anche l’attrice Anna Bruni che, come Carlo Serra, si rivelerà preziosa all’atto dell’attivazione di un nuovo progetto legato alla dimensione teatrale. Anna in seno all’Associazione porta però anche un contributo nuovo che è quello dell’organizzazione di conferenze. S’inizia con il botto il 21 ottobre del 1981 con una conferenza di Francesco Alberoni, filosofo di grande fama, personaggio spesso discusso, in quegli anni ospite di molti salotti televisivi e quindi volto notissimo anche ai più distratti. La conferenza, come era nelle previsioni, suscita molte attenzioni ed altrettante discussioni che trovano anche spazio sui giornali locali, con interventi a favore e contro il controverso personaggio. Sull’onda di quel successo, il mese successivo viene organizzata una seconda conferenza. Questa volta ospite dell’incontro è Giovanni Dragoni, fisico, considerato tra i più grandi ricercatori europei nel campo delle energie alternative. Il suo intervento desta attenzioni in ambiti diversi, soprattutto in quei contesti più vicini e sensibili alle tematiche della natura e dell’ambiente. Nel marzo del 1982 invitiamo a tenere una conferenze Mario Cavedon, il direttore del “Planetario” di Milano, astronomo di fama nazionale che intrattiene i presenti sulla vita e la morte di stelle e pianeti. E si prosegue, sempre nel mese di marzo, con la conferenza della scrittrice Serena Foglia che parla di streghe nella storia e nell’attualità. Il ciclo di conferenze riprende poi nel novembre del 1982 con l’intervento di Marcello Staglieno che parla di giornalismo ed informazione in Italia. Il mese successivo si parla invece del recupero della piroga di Bertignano, prezioso reperto archeologico rinvenuto nel fondali del laghetto poco distante dal più noto lago di Viverone. A parlare del recupero sono gli uomnini dell’Archeosub di Biella. Partecipatissima la conferenza (maggio 1982) con come protagonisti Franco Fossati e Marco Rota disegnatori delle pagine di “Topolino” che incantano i bimbi raffigurando su di una lavagnetta i notissimi personaggi di Walt Disney. A distanza di tanti anni devo dire che la sezione di AnniVerdi riservata alle conferenze, non riusciva ad entusiasmarmi. Sentivo che non era quella la nostra dimensione, non era quello il nostro mondo nè la nostra missione (scusate se non dico “mission” all’inglese, ma mi fa venire un po’ di orticaria). Certo, dovevo essere grato ad Anna che si era molto impegnata in quel periodo per portare ad AnniVerdi personaggi che indubbiamente avevano saputo conferire alla nostra Associazione una dimensione che qualcuno avrebbe senza esitazioni definito “più credibile”. Forse “più credibile” per quegli ambienti che nel loro mondo in bianco e nero non riescono a pensare che la vita è fatta anche di risate, allegria, divertimento. Ed io ero un po’ triste perchè le cose non stavano andando nella direzione giusta e intorno a me vedevo un po’ di scetticismo, perchè stavamo facendo esattamente ciò che stavano facendo tutti. Quello che io avevo detto che non avrei voluto fare.

IL PRIMO ANNIVERDI SHOW, UN RAGGIO DI LUCE

Ma proprie quando la tristezza sembrava farsi più grande, ecco un raggio di luce. Nel maggio del 1982 vengo invitato con AnniVerdi ad organizzare uno show in occasione di una grande villa con parco aperti al pubblico in una zona collinare biellese. Metto insieme un cast del quale, oltre al sottoscritto, con una mia “canzone parlata” (ne verranno altre negli anni futuri), fanno parte amici di AnniVerdi, ma anche personaggi che con AnniVerdi nulla hanno da condividere se non l’esperienza di una serata. Ad accompagnarmi al pianoforte fu Pinin Guabello, un grande pianista ed organista al quale la vita non ha probabilmente concesso ciò che davvero avrebbe meritato, poi chiamai Luciano Angeleri, cantautore, uno che nei primi anni Settanta frequentava le hit nazionali ed internazionali con brani come “Ricordati di me”, “Lisa Lisà”. “Lui e lei”, “Blu” (portata al successo nel mondo da Perry Como), e ancora Andrea Barbera, il mitico Gian Piero Pramaggiore, già membro della grande band di Don Cherry, polistrumentista ed autore di spessore internazionale, con lui Andrea Maggia e, ancora, i Piramis ed i Back Stage band emergenti (con i Piramis il batterista Andrea Beccaro, oggi percussionista a dimensione internazionale) e poi, reduci da “Quaranta giorni di libertà” e “Le cinque giornate di Milano” sceneggiati Rai di grande successo, Gianni Franzoi (padre del mio amico Italo) e Sandro Corradino del Teatro Stabile di Biella e, ancora, da AnniVerdi, Laura Martini e Maurizia Vaglio (che sarebbe divenuta mia moglie, ma all’epoca ancora non lo sapevo nè lo immaginavo) e l’attrice Anna Bruni. E a condurre la serata Riccardo Alberto, all’epoca “voce” di Radio Lineaverde e l’attrice Anna Gagliano. Nel corso del mio intervento, sullo sfondo, le diapositive di Gabriele Barbirato mentre, nella sala attigua, era stata allestina una mostra del fotografo Henry Marzolla. Questa era l’Associazione AnniVerdi che volevo! Ed infatti, fu necessario l’intervento dei carabinieri per regolare l’afflusso del pubblico. Molti rimasero fuori. Fu un grandissimo successo a testimonianza che quella era la formula vincente.

RASSEGNA TEATRALE, UNA GRANDE INTUIZIONE

Nell’ottobre del 1982, senza alcun preavviso e come un fulmine a ciel sereno, comparve il bando della prima Rassegna Teatrale Biellese promossa dall’Associazione Artistica AnniVerdi. Si trattava di un concorso riservato alle Compagnie amatoriali che si rifaceva alla grande rassegna per Filodrammatiche che negli anni ‘60, con grandissimo successo, aveva organizzato un vecchio giornalista de “il Biellese”, Lello Leone. A promuovere l’iniziativa, per conto di AnniVerdi, gli attori Anna Bruni e Carlo Serra, autentiche “anime” di questo progetto anche quando, di lì a poco, assunse contorni sempre più definiti sino a trasformarsi in Rassegna Teatrale Regionale, il più importante concorso per Compagnie amatoriali del Piemonte. Nel gennaio del 1983 prese il via la prima edizione di questo concorso. La giuria si recava presso le sedi delle varie Compagnie per valutarne i lavori ed approdare, in primavera, alla serata di premiazione, con una grande passerella di ospiti e vincitori. Dopo le due prime edizioni, la Rassegna divenne regionale, ciò grazie anche all’ingresso in AnniVerdi di un personaggio, Flavio Ferrari, che rivestirà un ruolo estremamente importante in seno all’Associazione, non solo per la sua primaria attività di pittore ed appassionato di arti visive, ma anche quale “collante” capace di porre rimedio a screzi ed incomprensioni in virtù della sua età adulta. La Rassegna, nella sua dimensione regionale, acquisisce una rapida popolarità ed altrettanto prestigio. Le compagini piemontesi fanno a gara per parteciparvi e le iscrizioni giungono da luoghi impensabili. La Rassegna Teatrale riuscì a collocarsi in una fase temporale in cui era ancora possibile imbattersi nelle vecchie filodrammatiche, grande patrimonio del teatro piemontese e non solo, mentre stavano parallelamente crescendo nuove realtà con una diversa consapevolezza e diversi obiettivi. Dopo tredici anni la Rassegna finì. più che per volere di AnniVerdi, a causa di quella profonda trasformazione che portò molte Compagnie e, soprattutto, molti registi, ad avere un rapporto con il teatro troppo autoreferenziale. Nel 1998, chiuse il proprio percorso. Il valore aggiunto della Rassegna Teatrale, in tutte le sue edizioni, fu sempre la cerimonia di premiazione. Un vero e proprio spettacolo, un “AnniVerdi Show” sempre con personaggi diversi. In diverse edizioni proposi alcune delle mie “canzoni parlate” ed in un’occasione ne “prestai” una all’attrice Viridiana Casali, che la trasformò in un momento di sublime recitazione. E via via su quel palcoscenico, tra un premio e l’altro anno dopo anno, si alternarono personaggi come Gianni Magni, Sergio Endrigo, Gerardo Amato, Enrico Beruschi, Margherita Fumero, la maestra di danza cubana Ramona De Saa, Massimo Tempia, Gian Piero Pramaggiore mentre a condurre le serate furono tra gli altri Laura Martini, Riccardo Alberto, Nello Ramella, Beppe Pellitteri, Mariella Moschetto e altri.

GLI ACQUERELLI DI JANNINA

Nel febbraio del 1983, mentre tra la curiosità di molti era in pieno svolgimento la pima edizione della Rassegna Teatrale, nello storico e prestigioso palazzo Cisterna, al borgo storico del Piazzo di Biella, l’Associazione AnniVerdi promosse un’altra mostra di pittura. Questa volta le opere esposte non appartenevano a giovani artisti accostatisi ai progetti dell’Associazione, bensì si trattava di una collezione di acquerelli della pittrice inglese Jannina Viet Theuten. Tavole di estrema delicatezza attraverso le quali l’artista, negli anni della sua maturità, ma con spirito estremamente giovanile, raffigurava il bello colto dallo sguardo di chi nei confronti dell’Italia stava vivendo un sentimento di autentica passione. Janina capitò al giornale non so come e non so mandata da chi, Venne un pomeriggio d’autunno e qualcuno la inviò nel mio ufficio. Comparve con quel suo sorriso grande almeno quanto il vistosissimo copricapo che indossava. Dialogammo a lungo finchè le proposi l’idea di una mostra. Si entusiasmò e nel volgere di pochi mesi quel progetto divenne realtà. Ecco quindi Jannina Viet Theuten pronta ad allestire la sua mostra con il marchio di AnniVerdi. Un tocco di internazionalità per noi ed un’opportunità insperata per lei. La mostra di Janina ebbe molto successo e la sua soddisfazione fu tale che decise di devolvere gli introiti derivanti dalla vendita dei suoi quasri in mostra al Gruppo “Amici dei Lebbrosi”.

ANGELERI, CANTAPITTORE IN MOSTRA

Con l’idea della musica sempre presente, nel dicembre del 1983, con il marchio di AnniVerdi viene allestita un’altra mostra, ancor più curiosa di quella della pittrice inglese di passaggio a Biella. Ad esporre le loro opere sono il cantapittore Luciano Angeleri ed il caricaturista Enrico Vailati. Angeleri è un mio vecchio “pallino”. Una decina di anni prima, rientrando a casa una sera, vidi in televisione la diretta del Festivalbar dall’Arena di Verona. In quel momento il conduttore stava annunciando un cantautorre vercellese, Luciano Angeleri appunto, con il suo brano “Lui e lei”. Quella canzone mi piacque moltissimo, ma mi entusiasmò anche quel fare sornione di Angeleri, la sua disinvoltura ma anche la sua eleganza nel porgere un brano strutturalmente semplice, ma efficace, tanto che poche settimane dopo “Lui e lei” compariva nelle hit dei dischi più venduti. Quel brano avrebbe avuto un buon successo anche in Francia, con la copertina del 45 giri disegnata niente meno che da Peynet. Ma questa è un’altra storia. Sta di fatto che qualche anno dopo, se non ricordo male per motivi legati alla mia professione, ebbi modo di conoscere Luciano Amgeleri e quasi subito si instaurò tra noi un rapporto di stima reciproca che avrebbe visto Luciano ripetute volte protagonista di progetti legati ad AnniVerdi.

“RIVOLUZIONE” IN ANNIVERDI

Alla fine del 1984, in considerazione delle molteplici attività svolte in seno ad AnniVerdi, pensai che ogni diverso settore avrebbe dovuto avere un proprio coordinamento. Quindi, in seno all’Associazione, avrebbero dovuto sorgere dei gruppi di lavoro con deleghe specifiche: spettacoli, editoria, teatro, mostre, fotografia ed area grafica. Stava cominciando a delinearsi il nuovo corso di AnniVerdi, che in questo modo perdeva in parte i tratti originari fatti soprattutto di spontaneità per lasciare spazio ad una più consapevole professionalità. Non a tutti piacque questa nuova impostazione: se ne andarono figure di primo piano dell’Associazione come Carlo Serra ed Alberto Galazzo, destinati a poseguire la loro attività in altri ambiti teatrali e culturali, ma anche Simona Ferrero, Henry Marzolla, Marinella Freguglia che, usciti da AnniVerdi, avrebbero fatto perdere le loro tracce. Di fatto, AnniVerdi stava crescendo e quella specie di “comune” che era stata nei primi anni della propria storia, si stava trasformando. Del resto, la mia filosofia riguardante la struttura dell’Associazione, di fatto non è mai cambiata, anche se, con il tempo, sono profondamente mutate le modalità operative. Non volevo un’Associazione come le altre Associazioni. Non sono mai esistiti “soci” come correntemente venivano intesi altrove. AnniVerdi doveva essere innanzitutto un marchio e le persone che si avvicinavano a questo marchio dovevano sapere sin da subito che di loro mi sarebbe interessata solo la dimensione creativa e non la propensione a partecipare a pranzi e cene di gala. Un’associazione che, fatte ferme alcune basi, lavora “a progetto”, coinvolgendo di volta in volta professionisti di vari settori. Non ho mai fatto incetta di soci per vantare il numero di aderenti all’Associazione. Non mi interessano i numeri, ma la qualità. E chi mi sta accanto, oltre che condividere i miei obiettivi e di conseguenza quelli di AnniVerdi, non potrà mai essere spettatore passivo. Con questi presupposti si approdò all’ultimo atto della Rassegna Teatrale Regionale AnniVerdi per voltare pagina e nel compiere i primi vent’anni di attività, nel 1999, decollò quello che sarebbe stato Biella Festival Autori e Cantautori.