UN SERMONE CHE VA FATTO

Inizio il nuovo anno con un “sermone” al quale sto pensando da qualche tempo. Osservo una fotografia di alcuni anni or sono, in quella è racchiuso un momento di una passata edizione di Biella Festival Autori e Cantautori. Ci sono Teresa De Sio, cantautrice di primissimo piano, il sottoscritto, l’ex responsabile delle relazioni esterne della Siae Filippo Gasparro, Michael Pergolani e Renato Marengo, conduttori dela trasmissione “Demo” di Radiouno Rai, Giulio Tedeschii rappresentante di Audiocoop Piemonte e Massimo Pasqualini, direttore della Siae di Biella. Biella Festival, lo scorso anno, ha rischiato di naufragare per una serie di “promesse non mantenute” sul fronte dei supporti finanziari. E lo abbiamo salvato grazie allo spirito di adattamento ed alla disponibilità di diversi miei collaboratori; all’intelligente affiancamento del presidente dell’ATL Biella, Luciano Rossi ed alla generosità del Biella Jazz Club che ha reso possibile nei suoi spazi la realizzazione di una porzione della manifestazione. Come avevo già avuto modo di dire, il Comune di Biella aveva fatto la sua parte e l’ha fatta anche nel momento in cui sono stati rivoluzionati i programmi. A mancare, in modo talvolta discutibile, sono stati però altri. Ebbene, quest’anno Biella Festival si rifarà, con ogni probabilità anche arricchito di una nuova iniziativa. Ma non è questo, in questa sede, che voglio rimarcare. Mi va invece di dire che Biella ha potenzialità importanti anche in ambito musicale e ciò grazie principalmente al lavoro di talune Associazioni. Quando leggo, come in questi giorni, di un’Associazione che si vanta di avere sempre fatto tutto da sola, senza mai chiedere nulla alle Istituzioni, arrivando all’autotassazione per porre in essere alcune iniziative (non entro ovviamente nel merito della qualità) mi domando se le parole abbiano ancora un senso. Perchè, delle due l’una: o la cultura deve diventare ad ogni costo cultura d’impresa, ed allora chi se ne occupa si prenda una partita Iva e si ponga nelle condizioni di poter vivere di quello, oppure la cultura deve avere nel lavoro delle Associazioni la linfa e la creatività che devono trovare il giusto sostegno nelle Istituzioni, perchè le Associazioni non sono imprese. Naturalmente, nel momento in cui la cultura deve diventare cultura d’impresa, possono essere chiusi assessorati e fondazioni (pur dando atto che queste ultime non di sola cultura si occupano), ma prepariamoci a sacrificare talenti, creatività, disponibilità, passione e slanci perchè la cultura d’impresa deve mantenere i suoi adepti e quindi deve rendere. Sono scelte difficili, che le amministrazioni e le fondazioni devono avere il coraggio di fare perchè, ciò che sembra stiano facendo in questi ultimi anni di crisi, pare sia soprattutto una occulta manovra di sfiancamento che non rende merito al loro prestigio ed alla loro credibilità. Sfiancamento al quale, sia chiaro, Biella Festival si sottrae sin da ora, rilanciando.