C’è un festival riservato alla canzone d’autore di cui non vi diciamo il nome, che comunque sicuramente molti di voi intuiranno, avendo già avuto modo di leggerne il regolamento, che più di altri deraglia fragorosamente sui binari della coerenza. Udite udite! Tale festival (del quale si sono già svolte diverse edizioni negli anni passati), apre il proprio bando ponendo al punto 1 quello che definisce un “codice etico”. In sintesi nessuna finalità di lucro, rispetto per gli artisti (e ci mancherebbe!), indipendenza delle giurie (caspita!) ed alcune altre amenità che a rileggerle si comprende quanto siano prive di significati concreti.

Quando però si arriva davvero al concreto, cioè al come fare per partecipare, ecco uscire dal cilindro dell’Organizzazione un bel 60 euro di tassa di iscrizione per i singoli ed un bel 100 euro per i gruppi. Già questo, dal punto di vista etico, potrebbe fare discutere a lungo. Voglio ricordare che i conduttori di una nota trasmissione radiofonica dedicata alle nuove proposte, seppure in forma più o meno riservata, ebbero a propormi, anni fa, l’ipotesi non solo di non chiedere tasse di iscrizione ai ragazzi, ma addirittura di pensare di dare loro un compenso. Proposta che, di questi tempi, non è impercorribile, ma addirittura allucinante. Ma il bello deve ancora venire. Poche righe sotto alle “tariffe” di partecipazione, strabuzzo gli occhi e leggo  “…le quote, in caso di non ammissione alle fasi di selezione, non saranno restituite…”. Alla faccia del codice etico, mi dico e mi ripeto. Ma non basta, leggo anche “Le spese di vitto, alloggio e trasferta sono a totale carico dei partecipanti...". Beh, il nostro Biella Festival i pernottamenti li paga e garantisce anche una convenzione per i pasti a 11 euro, non sarà molto, ma..... "L’organizzazione” si legge ancora “si rende comunque disponibile nel fornire indirizzi di alberghi convenzionati” (Ahhhh!!! ecco, la parte etica è questa). Comunque, colto da uno slancio di inguaribile buonismo, proseguo nella lettura perché sono certissimo che da questa “tassazione” scaturiranno premi faraonici. E invece? Una borsa di studio da mille euro. Un non meglio specificato (né con chi) contratto editoriale/discografico, un video e un book fotografico. Non aggiungo altro…non credo sia necessario.